Perdite di sangue più o meno abbondanti, da sole o accompagnate da dolori al basso ventre e nella zona renale, come da mestruazione in arrivo. Oppure dolori insistenti, anche in assenza di sanguinamento. Sono i sintomi della minaccia d’aborto, una condizione piuttosto frequente nel primo trimestre, visto che interessa il 14-21% delle gravidanze.
In presenza di questi sintomi è naturale allarmarsi, con il pensiero che corre subito alla possibilità di un aborto in atto. In realtà non è detto che sia davvero così: le cause del sanguinamento e dei dolori possono essere numerose. Per togliersi ogni dubbio, però, è meglio consultare il medico.
Che cosa fare
“Se notiamo delle perdite di sangue o avvertiamo dei dolori piuttosto insistenti al basso ventre e in zona renale, per precauzione è bene consultare il proprio ginecologo o, se non è possibile reperirlo in tempi brevi, recarsi in ospedale per un controllo” consiglia Maria Antonietta Totta, ostetrica e conduttrice dei corsi di accompagnamento alla nascita presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG).
“Solo il medico infatti può valutare se si tratta effettivamente di una minaccia d’aborto e controllare immediatamente il benessere fetale attraverso un’ecografia”.
I possibili rimedi
A seconda dei casi e dell’entità della minaccia d’aborto, il medico potrà consigliare vari trattamenti e in particolare:
assunzione di farmaci. Spesso in questi casi è prescritto il progesterone, che promuove il mantenimento della gravidanza rilassando l’utero e favorendo un impianto corretto. Utilizzati anche gli antispastici o i decontratturanti, che hanno il compito di bloccare le contrazioni uterine. La posologia e la durata della terapia deve essere naturalmente valutata caso per caso dal medico;
riposo e astensione dai rapporti sessuali. In realtà, i dati a disposizione non confermano con certezza che questi comportamenti siano davvero utili a ridurre il rischio di aborto e in effetti è sempre meno consigliato il riposo assoluto a letto. “Però bisogna stare attente ad evitare tutti gli sforzi, come prendere dei pesi, fare faccende di casa particolarmente impegnative o praticare attività sportiva” sottolinea Totta.
ricovero. In alcuni casi potrebbe essere necessario un ricovero di alcuni giorni, per controllare che tutto proceda per il giusto verso. Se la minaccia d’aborto si è verificata nel secondo trimestre ed è provocata da incontinenza cervicale, può essere indicato un cerchiaggio cervicale.
In molti casi, questi rimedi aiutano e la gravidanza prosegue senza ulteriori difficoltà. Purtroppo, però, non ci sono terapie efficaci per arrestare un travaglio abortivo in atto.
A volte è un falso allarme
Di sicuro la comparsa di perdite e dolori al ventre in gravidanza fa preoccupare, ma non è detto che la causa sia per forza una minaccia di aborto. “Magari è stato solo un falso allarme, per esempio perché ci si è stancate un po’ troppo” sottolinea Maria Antonietta Totta. “Spesso questi dolori compaiono come campanelli per avvertire che bisogna acquisire dei ritmi più pacati”.
I dolori al basso ventre, inoltre, potrebbero essere dovuti a piccoli disturbi intestinali, soprattutto in chi soffre di colite e stitichezza. Quanto alle perdite, se sono limitate potrebbero essere causate da emorroidi o ragadi, soprattutto se nelle ore precedenti c’è stata un’evacuazione difficoltosa, o da una visita ginecologica. “L’ispezione interna del medico può provocare la rottura di qualche capillare” spiega l’ostetrica. “Ma non è nulla di preoccupante.